Delibere su fondi scuole modificate con telefonata? Di Gangi e Giaconia scrivono a Tantillo

Gli uffici del Comune non possono apportare modifiche alle delibere di Consiglio comunale, né tantomeno, modificarne gli effetti senza alcun provvedimento amministrativo. Questo nemmeno quando le delibere sono viziate da possibili errori determinati dalle informazioni ricevute proprio dagli uffici.

Mariangela Di Gangi e Massimo Giaconia hanno inviato poco fa una lettera all’Ufficio di Presidenza del Consiglio comunale, sollevando il caso di presunte modifiche apportate alle destinazioni di bilancio decise dal Consiglio comunale. Modifiche che sarebbero state fatte “con una telefonata” da parte degli uffici.

La vicenda riguarda le somme destinate alle manutenzioni scolastiche, che secondo quanto segnalato da dirigenti scolastici, sarebbero state modificate rispetto alle decisioni del Consiglio comunale perché gli uffici si sono accorti di alcuni errori nei calcoli.

“Il Consiglio comunale – scrivono Di Gangi e Giaconia – ha deliberato sulla base delle informazioni fornite dagli uffici; informazioni che sono state confermate in diversi momenti da diversi uffici durante tutta la sessione di bilancio.”

Ora, dopo che il documento di programmazione finanziaria è stato approvato, “è del tutto irrituale che la destinazione delle somme possa essere modificata, né tantomeno che si possa procedere ad una rimodulazione, sulla base di mere “telefonate” a singoli dirigenti scolastici, in assenza di qualsivoglia atto amministrativo di livello almeno equivalente al Deliberato di Consiglio Comunale.”

Di Gangi e Giaconia hanno quindi chiesto a Tantillo, Mancuso e Piccione di attivare “ogni indispensabile adempimento volto a tutelare e confermare le funzioni che, in materia di programmazione, sono proprie dello stesso Consiglio comunale.

“Non è certamente pensabile – affermano quindi i due consiglieri comunali – che in caso di errori da parte degli Uffici nel fornire informazioni tecniche al Consiglio, a tali errori si pensi di poter rimediare in modi del tutto informali e non rispettosi, appunto, delle prerogative, delle funzioni e del lavoro del Consiglio Comunale.”

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